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Una spinta all’occupazione femminile: i corsi per donne disoccupate

14 Marzo 2024
Una spinta all’occupazione femminile: i corsi per donne disoccupate

I corsi per donne disoccupate: come promuovere formazione e lavoro

Trovare lavoro nell’Italia di oggi può essere difficile, soprattutto per le donne. Sfortunatamente, nonostante i nostri progressi nell’introdurre l’uguaglianza, le donne continuano ad essere soggetto di discriminazione in ambito lavorativo. In risposta a questa situazione di disparità il governo italiano ha messo in atto una serie di pratiche volte ad incentivare l’occupazione femminile. Tra queste, la creazione di corsi per donne disoccupate risulta essere particolarmente utile per le donne in cerca di lavoro.

Disparità di genere e lavoro

La parità di genere in ambito lavorativo è ancora un sogno lontano. I dati Istat del 2022 evidenziano infatti una serie di gravi mancanze:

  • Il tasso di occupazione femminile. Il tasso di occupazione per le donne tra i 20 e i 64 anni in Italia è pari al 55%. Non solo questa è una cifra piuttosto bassa, poco più di una donna su due, ma è anche considerevolmente inferiore alla media UE del 69%. Si tratta di una differenza del 14%, che porta l’Italia ad essere il paese dell’Unione Europea con il più basso tasso di occupazione femminile.
  • Il divario tra la popolazione maschile e femminile in termini di occupazione. In Italia, le donne occupate sono circa 9 milioni e mezzo, mentre gli uomini 13 milioni, quasi 4 milioni in più. La differenza è sostanziale, e significa che il numero di uomini occupati si avvicina ad essere una volta e mezzo quello delle donne.
  • Il divario retributivo. Il gap retributivo medio, ossia misurato in base alla retribuzione oraria media, è del 5%, inferiore alla media europea del 13%. Tuttavia, il gap complessivo, misurato sul salario annuale medio è del 43%, in confronto al 36,2 % europeo. Nel settore privato, la retribuzione media annua per le donne era di circa 18000 euro, contro i 26000 degli uomini, una differenza di 8000 euro.
  • La maternità. La maternità ha un effetto considerevole sull’occupazione femminile. Una donna su cinque fuoriesce dal mercato del lavoro in seguito alla maternità. Il 52% delle donne che abbandona il lavoro lo fa per le difficoltà nel conciliare esigenze di vita e attività lavorativa. Il divario lavorativo, già piuttosto largo, raddoppia in presenza di figli, con l’eccezione di donne con un livello di istruzione più elevato. 
  • Tipologia di lavoro. A ciò si aggiunge un divario nel tipo di lavoro svolto da uomini e donne. Queste ultime tendono a trovare occupazione in settori poco remunerativi o strategici, e spesso in modo precario. Il part time è estremamente prevalente, riguardando il 40% delle donne occupate, in confronto al 26% degli uomini. 

Quali provvedimenti sono stati adottati?

Nel tentativo di ridurre questa disparità di genere lo stato italiano ha messo in atto alcune misure volte a favorire l’occupazione femminile:

  1. Incentivi all’occupazione femminile. Per favorire l’ingresso delle donne nel mercato del lavoro sono stati stabiliti alcuni esoneri contributivi per i datori di lavoro che assumono donne. L’esonero favorisce in particolare l’assunzione di donne svantaggiate e disoccupate, e offre uno sgravio del 50% dei contributi dovuti, fino ad 8000 euro.
  2. Promozione delle discipline STEM. Science, technology, engineering, mathematics, le lauree STEM sono altamente ricercate nell’Italia di oggi. Sfortunatamente, anche qui esiste un divario considerevole: solo una laureata su sei ha studiato discipline STEM, mentre tra gli uomini questa cifra sale ad uno su tre. Pertanto, sono stati stabiliti degli investimenti per promuovere le discipline STEM in ambito scolastico.
  3. Strumenti di conciliazione vita lavoro. Si tratta di misure per la tutela di maternità/paternità e per l’assistenza di soggetti con disabilità. Incrementare la disponibilità di nidi e servizi per la prima infanzia, lavoro agile e contratti a tempo parziale sono alcuni esempi. Inoltre, è anche stato introdotto un codice di autodisciplina per le imprese che assista nel ridurre il numero di dimissioni per maternità.
  4. Parità salariale. Uno degli strumenti usati per promuovere la parità salariale è la redazione, da parte delle imprese, di un rapporto che riporti eventuali differenze retributive. A ciò si aggiunge il fondo per il sostegno della parità salariale di genere. Le amministrazioni pubbliche sono invece state incaricate di adottare misure che “compensino svantaggi nelle carriere al genere meno rappresentato”.
  5. Il fondo impresa femminile. Come dice il nome, si tratta di un fondo istituito per finanziare le imprese femminili. Il fondo può concedere sia contributi a fondo perduto sia finanziamenti a tasso zero o agevolati per avviare e sostenere imprese femminili. Particolare attenzione è dedicata ad imprese individuali, attività libero professionali, e soprattutto attività avviate da donne disoccupate.
  6. Corsi per donne disoccupate. Come dice il nome, si tratta di corsi di formazione mirati a fornire conoscenze e competenze professionali a donne disoccupate. Queste competenze dovrebbero facilitare l’ingresso (o il ritorno) delle partecipanti nel mondo del lavoro.

I corsi per donne disoccupate e i corsi di formazione gratuiti: cosa sono, come funzionano, perché iscriversi

Sebbene esistano dei corsi pubblicizzati come “corsi per donne disoccupate”, in realtà molto spesso questi si sovrappongono ai già esistenti corsi gratuiti per disoccupati. In effetti, le due categorie sono sostanzialmente identiche, avendo gli stessi obiettivi e metodologie, senza differenze particolari. Non è quindi necessario fare una distinzione tra i due, visto che sono praticamente equivalenti.

Cosa sono i corsi di formazione professionali per disoccupati?

Come abbiamo già accennato, si tratta di corsi gratuiti, finanziati dalle regioni, e rivolti a tutti i disoccupati tra i 18 e i 64 anni. Ciò vuol dire sia studenti che entrano per la prima volta nel mercato del lavoro, sia persone disoccupate in cerca di un nuovo impiego. Inoltre, essendo corsi di formazione per disoccupati, tipicamente non hanno requisiti di accesso specifici, e sono rigorosamente gratuiti ed inclusivi. 

Come funzionano i corsi per disoccupati?

I corsi per disoccupati possono essere piuttosto variabili in termini di contenuti, svolgimento e durata. Le competenze apprese possono essere generali ed applicabili in più settori, o specifiche per alcuni mestieri. Lo svolgimento può essere in parte formato da lezioni teoriche, pratiche, o un mix delle due, solitamente in presenza, ma a volte anche online. La durata può andare dalle 70-80 ore per i corsi più semplici, alle 2400, incluso un tirocinio, per i più complicati. Molti prevedono il rilascio di attestati riconosciuti a livello nazionale, e alcuni offrono anche tirocini e opportunità di inserimento lavorativo.

In generale, si può dire che siano corsi professionali, in cui i partecipanti apprendono una serie di competenze attraverso lezioni ed attività pratiche. Avendo frequentato un numero prestabilito di ore di lezione, i partecipanti ricevono un attestato di frequenza o una certificazione di competenze.

Perché iscriversi ad un corso professionale?

Il motivo è semplice: per acquisire nuove competenze.

Può sembrare poco, ma c’è un motivo se i corsi per donne disoccupate sono una delle misure adottate per aumentare l’occupazione femminile. Innanzitutto, le competenze acquisite sono di grande utilità nella ricerca di un lavoro, e aprono un numero considerevole di possibilità. I corsi di formazione permettono di entrare con relativa facilità in nuovi ambiti lavorativi, o di aggiornarsi in quelli in cui si ha già esperienza. Essi sono utili per tutti i disoccupati, indipendentemente dalla loro situazione.

In secondo luogo, questi sono corsi per lavorare, e quindi offrono spesso tirocini e opportunità di inserimento lavorativo. Effettivamente, più che essere solo corsi di formazione, spesso essi sono vere e proprie porte di ingresso per il mondo del lavoro.

Un terzo vantaggio che non deve essere sottovalutato è il fatto che sono gratuiti, rendendoli facilmente accessibili anche per chi ha problemi economici. In questo sono anche aiutati dal fatto che i corsi per disoccupati sono distribuiti in modo capillare sul territorio: basta una semplice ricerca su internet per trovarne diversi nelle proprie vicinanze. Ad esempio, a Milano il CLOM organizza una varietà di corsi per donne disoccupate, da quello per dog sitter a quello di contabilità generale.

In breve, si potrebbe dire che la formazione è un investimento per il futuro. Spendere una settantina di ore oggi permette di acquisire competenze che si trasformeranno in un lavoro domani. 

I corsi per disoccupati: uno strumento fondamentale, una grande opportunità

In conclusione, i corsi di formazione sono estremamente utili per le donne disoccupate. Essi sono non solo un modo per ridurre il divario occupazionale, ma anche e soprattutto capaci di fornire nuove competenze e favorire l’ingresso dei partecipanti nel mondo del lavoro. Tutto ciò contribuisce a rendere i corsi per donne disoccupate uno strumento di enorme importanza nel combattere la disoccupazione.

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